Asparago – Asparagus Acutifolius

A cura di Giorgia Savasta – Naturopata e Riflessologa

Gli asparagi, parenti di mughetti e gigli (perché appartengono alla famiglia delle Liliaceae) sono un dono della natura impareggiabile!

Nome:

Asparago

Nome scientifico:

Asparagus acutifolius

Nome volgare:

Asparago pungente, Asparago selvatico, Sprascene.
Dialetto siciliano: sparaciù.

A costo zero li raccogliamo in questo periodo regalandoci momenti all’aria aperta, passeggiate e arrampicate salutari, e, perché no, anche una rivalutazione del territorio melillese in cui viviamo. Ci portiamo a casa uno scrigno ricco di prelibatezze per il nostro palato e di salute per il nostro organismo!

Etimologia
Dal lat. a s p à r à g u s ‘asparago’, nel lat. medioevale s p a r a g u s, il corrispondente greco è aspàragos, nel dialetto attico aspharagos, dialetto siciliano sparaciù.
Ci sono divere ipotesi di derivazione del nome del genere della pianta: dal greco sparassien che significa strappare per la presenza di spine oppure da asphàragos (da spargaô: è rigonfio). Sempre dal greco: a = negazione e speìro = semino, in riferimento alla facilità con cui la pianta si moltiplica per via vegetativa. Dalla lingua persiana dove una radice cperegh significa punta o dentello. Riguardo il nome della specie acutifolius, deriva dal lat acuta= acuto e folia=foglia significa ‘foglie aguzze’, poiché fa riferimento alla morfologia dei rametti verdi corti ed appuntiti simili a foglie (cladodi).

Descrizione della pianta
E’ una pianta erbacea sempreverde perenne della specie dioica (cioè ci sono piante con solo fiori femminili e piante con solo fiori maschili), il suo apparato radicale è costituito da radici lunghe circa 25-30cm, che si dipartono da un rizoma poco sviluppato, provvisto di numerose gemme dalle quali in primavera, e per tutta la stagione vegetativa emergono i turioni (la parte commestibile dell’asparago) dal colore verde chiaro o scuro violaceo.
I turioni che non vengono raccolti si sviluppano in fusti molto ramificati alti fino a 150 cm conferendo alla pianta un’aspetto cespuglioso, con i tralci lunghissimi e intrecciatissimi.
Le foglie sono ridotte a squame minute, sostituite da piccoli cladodi (rametti trasformati) filiformi e spinosi all’apice, riuniti a gruppetti nell’ascella della vera foglia, essi compiono la fotosintesi. I fiori campanulati sono piccoli e di colore giallo verdastro. I frutti sono delle bacche inizialmente verdi che diventano nerastri quando maturano, sono tossici.
L’asparago selvatico cresce in luoghi incolti ai bordi delle strade a ridosso dei muretti a secco, nei boschi di querce oppure “abbracciata” a qualche siepe.

Origini e cenni di storia
La pianta dell’asparago selvatico o acutifolius è originaria dell’Asia, presumibilmente della Mesopotamia dove era conosciuta dagli Egizi da oltre 4000/5000 a.C., testimonianza ne sono le raffigurazioni sulle piramidi, dalle quali si evince anche che i turioni venivano usati sia come alimento che come medicamento. Furono gli Egizi che ne diffusero la coltivazione nel bacino del Mediterraneo. Dal secondo millennio a.C., anche i greci ne fecero largo uso sia per impiego terapeutico che gastronomico. La “Storia delle Piante” del greco Teofrasto, che viene fatta risalire a circa 300 anni prima di Cristo, fornisce la prima documentazione letteraria relativa a questo ortaggio. Successivamente furono i romani con Plinio, Catone e Columella a diffondere il metodo di coltivazione e a propagandare l’uso dell’asparago dal punto di vista culinario, mentre i celebri medici dell’epoca di Celso e Galeno lo raccomandavano come depurativo, disintossicante e diuretico.
Pitture di asparagi si possono ammirare ancora oggi sui triclini (era il locale in cui veniva servito il pranzo nelle case degli antichi romani) di molte case di Ercolano e Pompei.

Curiosità
La tradizione popolare attribuisce all’asparago proprietà afrosidiache!
“Che si tratti della specie selvatica nota anche come asparago spinoso, asparago pungente o asparagina (Asparagus acutifolius), ampiamente reperibile in Puglia oltre che in tutto il bacino Mediterraneo, o della specie coltivata (Asparagus officinalis), i turioni (o germogli) di questa caratteristica pianta delle Liliacee si sono caricati fin dal passato più remoto di forti valenze simboliche e culinarie.
Secondo una delle due più accreditate teorie che spiegano l’etimologia della parola “asparago” essa deriverebbe, per tramite del latino, dal termine greco antico asparagos, a sua volta dal verbo spargao che significa “essere turgido”.
La turgidità cui fa riferimento l’etimo greco rimanderebbe alla forma fallica del turione dell’asparago. Per questo motivo, probabilmente già a partire dai primi “medici-curatori” mesopotamici passando per i romani (Plinio il Vecchio) e giungendo fino al Rinascimento (Durante), i germogli verdi dell’Asparagus spp. venivano prescritti quale potente afrodisiaco.”
[Marco Miosi > http://www.scianet.it]

Proprietà
Gli asparagi hanno soprattutto proprietà diuretiche (dovuto al rapporto potassio/azoto e all’asparagina, causa di quel fastidioso odore delle urine) e depurative, influenzano positivamente il sistema nervoso, secondo alcuni studi questi ortaggi avrebbero una funzione antidepressiva, probabilmente legata alla loro azione depurativa (combattono anche il declino cognitivo). L’asparago è un portentoso “spazzino” vegetale: infatti ripulisce contemporaneamente intestino, fegato, reni, polmoni e pelle. Alimento molto alcalinizzante, va a modulare l’equilibrio acido-basico del sangue e della linfa, spesso alterato da una cattiva alimentazione. Stimola l’appetito (proprietà aperitiva) ed è blandamente lassativo, perché ricco di fibra. Contiene molta rutina che espleta un’azione rinforzante sulla parete dei vasi sanguigni, l’acido folico di cui ha una buona percentuale lo rende un ottimo antianemico.
Tuttavia non è consigliabile a chi soffre di patologie come: nefriti, prostatiti, gotta, calcolosi renale e malattie osteoarticolari, perché l’elevato apporto di acidi urici potrebbero incrementare l’infezione. E’ indicato anche per ridurre la cellulite, grazie alla presenza di purine che ostacolano il ristagno dei liquidi nei tessuti.
Infine gli asparagi contengono sostanze antitumorali, ossia il glutatione: un composto detossificante che contrasta i radicali liberi e le sostanze cancerogene ma soprattutto contiene – cosa caratteristica solo dell’asparago – due saponine.
“Le saponine sono dei composti chimici la cui famiglia è molto complessa. Quelle che si trovano nell’asparago sono conosciute scientificamente per avere un forte potere inibente nella proliferazione nelle cellule tumorali del colon. C’è una vasta letteratura sviluppata sull’argomento all’Università del New Jersey negli Stati Uniti, dove si dimostra che queste due saponine, la protodioscina e la protodiogenina, hanno questo potere. Nell’asparago selvatico la concentrazione di queste molecole benefiche è molto più elevata rispetto all’asparago coltivato, superiore fino a dieci volte. Ne contengono tre o quattro grammi per ogni chilo. Questi composti hanno una riconosciuta attività nutraceutica”. [www.cronachedigusto.it]

Note di cultura popolare

Indovinello:
Mastru Ianu, Mastru Ianu, chi faciti ni’ stu’ chiuanu? nun mangiati e nun viviti e chiu longu vi faciti!

Significato figurativo:
Si siccu, siccu comu nu’ sparaciu.

Aforisma
Sparaci, bbabbaluci e ffunci, grana nni’ spenni assai e cchi mmanci? Nenti!

Emblema
L’asparago un tempo stava sulla porta dei barbieri come insegna del mestiere.

Proprietà nutritive
L’apporto nutritivo è molto valido: discreto contenuto di proteine, circa il 2,2%; ricchezza di asparagina (amminoacido fondamentale per le proteine dell’organismo); e i carboidrati sono circa il 3,9%, formati da fibre e zuccheri solubili (fruttosio, saccarosio e glucosio). Inoltre il turione è una fonte di vitamine A, B, C, E, e di minerali come magnesio, ferro, rame, fosforo, calcio e potassio.

Principi attivi
Asparigina, saponine, flavonoidi, sali di potassio, arginina, colina.

Impiego Terapeutico
Risulta particolarmente vantaggioso per i sofferenti di cuore, per eliminare l’acqua dai tessuti dove ristagna a causa del cattivo funzionamento della pompa cardiaca. E’ altresì utile agli obesi e agli idropici.
Preparazioni: per uso interno si utilizzano il decotto, l’infuso e la tintura che vengono preparati utilizzando la radice e il rizoma.
Anche i turioni vengono utilizzati per favorire la diuresi inoltre con l’estratto delle punte si può preparare uno sciroppo ottimo come tonico per l’apparato respiratorio.

A cura di Giorgia Savasta – Naturopata e Riflessologa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *